“Tre anni fa siamo ripartiti dalle macerie, questo è un nuovo passo di questa ricostruzione che ci dà grande gioia – conclude il vicepresidente dell’Unione Calcio Riccione, Maurizio Della Chiara -”. L’Unione Calcio Riccione, storica società della Perla Verde che può vantare 90 anni di storia, entra così a fare parte della grande casa della Polisportiva che, dal canto suo, trova in questo progetto una fonte di crescita e prospettiva per la sua sezione di Scuola Calcio attiva da tre anni, con circa 150 bambini e ragazzi iscritti e un’affiliazione all’Atalanta che ne garantisce una formazione di prim’ordine per dirigenti, tecnici e atleti. “L’obiettivo è un progetto a lunga scadenza – spiega il presidente dell’Unione Calcio Riccione, Rodolfo Bacchini – che unisca la prima squadra ad progetto di settore giovanile già ben articolato come è quello della Scuola Calcio della Polisportiva. Quest’ultima fu rinominata dieci anni dopo a seguito dell’acquisizione da parte del gruppo Feralpi (attivo nel settore siderurgico), che ha poi supervisionato l’unione tra i due club e ne ha finanziato la progressiva crescita.
Lo sponsor di questa strepitosa trovata è Nike, leader nell’abbigliamento sportivo e specialmente nel settore del pallone. Sì, il football, nel 2006 ho costruito lo stadio degli Arizona Cardinals a Phoenix, in Arizona, ma ultimamente mi sto appassionando agli scacchi. Al termine della partita saranno altrettanti a fiondarsi sulle bancarelle del piazzale antistante lo stadio alla ricerca della numero 20 del semisconosciuto Recoba, che con una doppietta – e che doppietta – ha raddrizzato il pomeriggio storto dell’Inter (sotto 0-1, gol di Hubner) e oscurato la tanto attesa prima in nerazzurro del compagno brasiliano. San Siro ribolle di entusiasmo, in migliaia si sono presentati allo stadio con addosso la maglia numero 10 del Fenomeno. Chissà le facce dei tifosi del Fluminense de Feira lo scorso 5 aprile, quando hanno visto il loro idolo Fernando Sobral scendere in campo contro la capolista Vitoria de Bahia con indosso la classica maglia numero 10 e il nome “Pizza” scritto sopra.
Tuttavia quando questa è entrata in vigore, alcune società e leghe avevano già in essere accordi con aziende operanti nel campo del betting, motivo per cui è stata concessa una deroga, valida fino al 14 luglio 2019, oltre la quale i club hanno interrotto i contratti di sponsorizzazioni ormai vietati. Sfrutta al massimo queste funzionalità per approfondire la tua conoscenza del gioco e goderti ancora di più le partite. Questo rende il gioco ancora più coinvolgente e divertente. Secondo Pasolini, il calcio praticato in Europa, tutto teso all’organizzazione del gioco di squadra, equivale a un discorso in prosa, mentre il calcio sudamericano, che si affida all’estro dei solisti, è poesia. Allo stesso tempo, non sono mancati i giocatori che si sono trasformati in veri e propri brand: iniziali, numero di maglia, e il gioco è fatto. Discorso simile per Zlatan Ibrahimovic, uno che non ha bisogno di un numero fisso – nemmeno di una maglia, in verità – per vendere la propria immagine e risultare riconoscibile.
Ⓤ Lei però non è tifoso di una squadra in particolare, anzi le piace cambiare maglia, seguirne più di una, che da noi è un tabù: si resta legati per sempre solo a una squadra. Inoltre conoscere il tifo di alcuni miei amici e colleghi mi ha permesso di capire meglio le loro personalità, penso alla lazialità di Carlo Aymonino, alla fede per il Basilea di Jacques Herzog o a quella per l’Inter di Stefano Boeri che da assessore, nel 2012, mi ha conferito un’onorificenza ufficiale del Comune di Milano anche per meriti calcistici (con una maglietta ufficiale dell’Inter in omaggio). Anche per questo la guida tecnica è stata affidata ad un nome noto del calcio come Daniele Daino (tra le altre ex Milan, Napoli, Bologna, nonché convocato in varie occasioni con le Nazionali giovanili). Avevamo già pensato di attuarlo nella scorsa stagione, ma abbiamo voluto aspettare per organizzare bene e ponderare tutti gli aspetti. I Red Devils – loro sì che sanno come farlo felice – glielo concedono senza avvisare nemmeno il francese, che non la prende benissimo quando gli assegnano l’11. E poi c’è chi si è sempre tenuto stretto il proprio numero, trasformandolo in un simbolo: il 7 ha segnato la carriera dello spagnolo Raúl (numero di maglia ritirato in suo onore dallo Schalke, ma non dal Real Madrid) e segna tuttora quella di Cristiano Ronaldo, alias CR7; Gigi Riva voleva a tutti i costi l’11 facendone anche una questione scaramantica (una volta in Nazionale giocò con il 9 e si ruppe la gamba), lo stesso storico numero di Giggs o Drogba.