Jersix – piattaforma online specializzata nella creazione di abbigliamento sportivo personalizzato, con particolare attenzione alle maglie da calcio. In questa decade iniziale, da segnalare lo speciale abbigliamento del fondatore Herbert Kilpin che – probabilmente per rimarcare le sue origini british, o solo per meglio identificare il suo doppio ruolo di allenatore e capitano – alla sopracitata divisa aggiungeva un singolare berretto di stampo anglosassone, anch’esso a strisce rosse e nere. Similmente, il 15 dicembre 2019, per celebrare i 120 anni del club rossonero, i giocatori sono scesi in campo contro il Sassuolo indossando una maglia speciale che, rispetto a quella stagionale, recava dettagli dorati. L’idea di una maglia scaramantica tornò in auge alla conclusione della Serie B 1997-1998, in cui il Perugia era arrivato a giocarsi il quarto e ultimo accesso disponibile per la Serie A, in uno spareggio a Reggio nell’Emilia contro il Torino: questa volta, il club scelse di riproporre l’identico design della casacca indossata quasi vent’anni prima dal Perugia dei miracoli. Disponiamo di una vasta gamma di maglie da calcio, pantaloncini e calze nei colori della tua squadra con giacche, tute, t-shirt, polo, felpe con cappuccio, impermeabili, borse e tutto il resto per l’abbigliamento da allenamento e quei momenti pre e post partita.
Il dialetto salentino si presenta carico di influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori che si sono susseguite nei secoli: messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli. Le opinioni degli appassionati sono ascoltate tramite sondaggi e social media; ciò influisce sulla direzione strategica della squadra stessa per garantire che gli acquisti rispondano alle aspettative della base sociale rossonera. San Giorgio, uno degli elementi che compongono lo stemma cittadino milanese. In questo lungo lasso di tempo, nel corso degli anni 1930 le casacche mostrarono uno scollo a “V” e, data la situazione politica in cui si trovava l’Italia del periodo interbellico – che peraltro portò il club, sul finire del decennio, a italianizzare il proprio nome in un più autarchico Associazione Calcio Milano -, allo stemma comunale sul petto venne affiancato il fascio littorio del regime fascista al potere. È tuttavia sul finire degli anni 70 che il Perugia diventa una delle prime squadre italiane a proporre nel suo ventaglio di opzioni, stavolta stabilmente, una terza divisa. Vista la predominanza del colore rosso nel completo casalingo, la divisa da trasferta è invece tradizionalmente a tinte invertite, cioè con maglia bianca, pantaloncini rossi o anche loro bianchi, e calzettoni indifferentemente bianchi o rossi a seconda delle esigenze.
Nel corso della sua centenaria storia, oltre alle canoniche prime due casacche sopracitate, il Perugia ha utilizzato in maniera minore come uniformi di riserva anche delle terze divise, solitamente realizzate con il compito di staccarsi cromaticamente dal rosso e dal bianco proprio dei completi casalinghi e da trasferta. La creazione di un tale completo – il cui utilizzo in campo era all’epoca ancora molto raro e limitato – si rese necessario nell’eventualità di trasferte contro altre formazioni biancorosse, dato che in tali circostanze il club perugino aveva fin lì utilizzato, sia per la prima che per la seconda casacca, pressoché i suoi stessi colori sociali, ovvero il bianco e il rosso. In misura minore, dalla fine degli anni 1980 i diversi sponsor tecnici dell’epoca scelsero di modificare la canonica uniforme: dapprima, colorando di bianco i vecchi calzettoni neri, ottenendo così un effetto all white, e successivamente in senso opposto, ricorrendo a pantaloncini neri che generarono una predominanza scura nella zona inferiore dell’uniforme; tali licenze creative ebbero termine solo pochi anni dopo l’inizio del III millennio. Sino alla fine degli anni 80 la canonica terza uniforme perugina si limitò a un totale completo blu che, per quanto concerneva il template di base, riprendeva in toto lo schema delle altre divise stagionali, il più delle volte con colletto e bordini in bianco; l’annata 1984-1985 fu una delle poche in cui si segnalarono delle eccezioni, con la novità del colore rosso su alcuni dettagli.
Non con il piglio onnivoro, urlato, di Berlusconi dalla fine degli Anni 80 in poi. Gli ottimi risultati sportivi raggiunti dal Perugia con quella casacca, i migliori della storia dei grifoni, hanno fatto sì che questa maglia di fine anni 70 rimanesse nell’immaginario collettivo dei tifosi, tanto che nei decenni successivi la società biancorossa l’ha spesso riproposta come divisa-speciale in occasione di importanti sfide e celebrazioni; nel 2012, la rivista italiana Guerin Sportivo ha inoltre classificato questa maglietta al 94º posto tra le 100 più belle di sempre nella storia del calcio. Il nocciolo della questione risiede nella miopia dei grandi dirigenti del nostro calcio, che non riescono a vedere le potenzialità dei nostri ragazzi cresciuti a pane e calcio nei vivai dello stivale. Dopo anni di sperimentazione, ora le grandi aziende si stanno rifacendo alla tradizione. Nella storia della compagine umbra poche sono state le significative variazioni riscontrate nella fattura della maglia, la più importante delle quali si verificò negli anni 20 quando la squadra disputò diverse stagioni indossando una casacca a righe verticali biancorosse. Raffronto tra i due stili che hanno contraddistinto le maglie palate milaniste; da sinistra: strisce strette e sottili, in voga agli albori e di nuovo con gli anni 1960 e 1970, e righe più larghe e marcate, usate nel resto della storia rossonera.