Di seguito una tabella raffigurante la partecipazione del Parma ai campionati di calcio. La serie segue la sua crescita dalle scuole elementari, fino al suo trasferimento in club professionistici in Brasile e Spagna e la sua partecipazione a svariati campionati con la maglia della nazionale giapponese. Sebbene contro la Torres i rossoblù non abbiano disputato tante partite nella loro storia, se non nei primi anni di campionati sardi dopo la fondazione del 1920 (e l’ultima risale al campionato di Serie C1 nel 1989), la rivalità è causata dalle classiche dinamiche del campanilismo isolano, essendo Cagliari e Sassari storicamente le due città più importanti della Sardegna. All’inizio degli anni 70 la Pistoiese si ritrovava in Serie D. Allo spareggio nella stagione 1971-1972, giocato contro il Montevarchi a Firenze, il 3 giugno, la Pistoiese perde per 1-0: è ancora Serie D. Si giunge ad una svolta con l’abbandono del presidente Oriano Ducceschi nella stagione successiva. Lo sponsor tecnico per la stagione 2012-2013 fu Nike, mentre lo sponsor ufficiale fu Tennent’s. Le maglie nello specifico, con sponsor tecnico Max tornato ad essere protagonista con gli aretusei, e sponsor ufficiale Premier Win 365, presentano all’azzurro classico all’altezza del colletto dei triangoli bianchi, che richiamano i laterali centrali dello stesso colore.

Si ho praticato questo sistema di gioco in molte squadre, i pregi sicuramente sono derivati dal fatto che hai sempre 2 esterni offensivi e quindi riesci sempre a creare 1 contro 1 sulle fasce, poi avere il Dybala di turno che lievita alle spalle della punta centrale (Higuain) e quindi difficilmente marcabile giocando tra le linee e sicuramente un altro pregio se poi come detto in precedenza tutti rientrano per compattare il reparto di centrocampo non ci sono problemi, i difetti potrebbero essere i ritardi nei rientri dei 3 giocatori sopracitati e quindi non dare copertura e sostegno ad un centrocampo che si troverebbe in inferiorità numerica, e sicuramente avere sempre un ottima preparazione fisica perché sicuramente si avrà un dispendio energetico maggiore. «Abbiamo fatto 60 minuti di grande calcio, quello che più mi rode però non è non aver segnato, ma la gestione degli ultimi 30 minuti. La lista è molto lunga e di aneddoti c’e ne sono tantissimi, da Tacconi che quando mi presentai al campo con racchetta e palline da tennis per delle esercitazioni che Persico, allenatore dei portieri del Bologna mi faceva eseguire, le trasportai nel mio bagaglio personale e convinsi Tacconi per queste esercitazioni, il giorno dopo Stefano si presentò al campo e mi regalò un completo da tennista e davanti a tutti disse che si sarebbe allenato solo se mi presentavo in campo vestito così, Peruzzi come detto in precedenza tanta roba, anche con lui tante cose da raccontare, chiaramente le risate più belle si facevano a tavola, una buona forchetta, Andrea Fortunato, oltre ad essere un ottimo giocatore anche un ragazzo splendido, non so forse perchè ero stato tante volte a visionarlo, subito si creò un rapporto che andava oltre a quello di allenatore e giocatore, i miei figli erano legatissimi a lui hanno ognuno la sua MAGLIA sul bordo del letto, Conte arrivò al mercato di riparazione e se non ricordo male disputò pochissime apparizioni, il perché è molto semplice, a fine allenamento il mister Trapattoni lo affidava a me e a Sergio Brio e dovevamo (speriamo di esserci riusciti) fargli fare tecnica individuale a coppie e a terne, finchè non arrivava il buio, devo dire che è rimasto ancora oggi un ottimo rapporto ci sentiamo spesso e il rammarico c’è perché quando ci fu la possibilità di poter far parte del suo staff, mi pare a Siena io ero da 20 giorni accasato in una società di C2 e quindi persi un treno importante, Vialli invece mi chiedeva sempre di arrivare prima agli allenamenti perché dovevo seguirlo in un lavoro di potenziamento con macchinari particolari, e poi anche con lui tante volte proporgli esercitazioni per il tiro in porta aumentando sempre le difficoltà, Baggio al ritorno dalla nazionale mi donava le sue maglie per i miei figli Stefano e Ivano, d’estate in Versilia spesso ci si incontrava e si cenava insieme, in campo tante volte a fine allenamento lo dovevo prendere di peso e portarlo via, sarebbe stato a calciare punizioni fino al giorno dopo,e io con la scusante che con quel ginocchio swarovsky era meglio smettere per non avere problemi e dolori e mettendogli una mano sulla spalla riuscivo con il sorriso a dirigerlo verso lo spogliatoio, Del Piero, anche lui visionato tantissimi volte e non solo da me, ricordo che una partita a Padova in tribuna ci incontrammo in tre osservatori della Juventus (sicuramente e giustamente per confrontare le valutazioni fatte da ognuno di noi), Alex arrivò alla Juve molto giovane e inizialmente trovò poco spazio e ricordo che di tanto in tanto mi chiamava in disparte e mi chiedeva perché veniva schierato poco, le mie risposte erano che alla Juventus ci si arriva per migliorare e per rimanere a lungo e lui essendo ancora giovane doveva migliorare e sarebbe arrivato il suo momento, la cosa però che ricordo con estremo piacere e quando ci si incontrava a Coverciano, lui con la nazionale ed io a fare i corsi d’allenatore e ( pur non essendo io più nella Juventus) trascorrere tanto tempo insieme e ricordare gli anni trascorsi insieme nella Juventus, e poi l’ultima quando lo scorso anno mio figlio Stefano ha partecipato alla partita del cuore ( cosa che avevo disputata anche io a Torino con la Nazionale allenatori annovero alcuni che c’erano Zoff, Trapattoni, Lippi, Erikson, Mondonico, ecc ecc, contro la nazionale dei cantanti ) e dopo la gara a cena con tutti loro e noi con la nostra famiglia al completo e timidamente ( anche perché sono invecchiato e avrebbe potuto non riconoscermi) mi sono avvicinato al tavolo di Del Piero per salutarlo ma fui subito bloccato dai bodyguard, Alex mi riconobbe e diede l’ok per passare e oltre all’abbraccio facemmo una bella foto, sicuramente bellissimi ricordi e tanta soddisfazione.

Interior of the main lobby of the Tokyo International Forum building. Il ritorno di Stefano al Chievo è la dimostrazione che la serietà e la professionalità sta sempre davanti a tutto, in primis lasciare Palermo per lui è stato difficilissimo; capitano, idolo dei tifosi, però la scelta è ricaduta principalmente per motivi familiari, essendo separato con 3 bimbe a Torino stava diventando pesante e difficile vivere questa situazione, sia dal punto mentale ma anche dal punto di vista fisico ( senza dimenticarci comunque che andare d’accordo con Zamparini è sempre molto difficile, anche se c’era uno splendido rapporto tra loro), quindi ritornare al Chievo dal Presidente che gli aveva dato la possibilità di ritornare in Italia (Stefano era in Spagna al Welva Ricreativo) penso sia stata fatta una scelta anche di riconoscenza e di stima. Forse non eravamo pronti per lavorare insieme, ma è stata una bellissima esperienza , aggiungo che abbiamo cercato di avviare un programma basato sulla crescita dei giovani del settore giovanile, cercando di fare sociale e calcio, sicuramente cosa non facile ma realizzabile, principalmente per dare giustamente spazio ai giovani del territorio in modo da poterli poi utilizzare in prima squadra oppure dargli la possibilità di poter essere utili in categorie superiori, sicuramente un progetto valido ma che richiede più tempo.

«Non è una cosa che puoi rifiutare, bisogna dire presente. Sorrentino è lo stesso di sempre, si un tantino matto, ma mi piaccio così, si il calcio mi diverte ancora tantissimo e mi entusiasma, e spero di trasmettere a tanti ragazzi questo mio entusiasmo e questa mia dedizione, tanti ragazzi ancora non hanno capito le opportunità e le possibilità che gli si prospettano, bisogna continuare a inseguire i sogni, perché all’improvviso può capitare il Jolly, la possibilità di poter partecipare a dei provini con società professionistiche importanti. Da qui bisogna ripartire». Massa, nei cuori azzurri e nerazzurri – Ogni tanto il Signore ci da la possibilità di celebrare un evento nel cuore del suo principale messaggio: la Pace. Ma quella Pace che dovrebbe essere spontanea almeno nello sport e, almeno, in certi momenti, nonostante le forti passioni che animano i tifosi. Nello specifico, la maglia presenta delle novità, cosi come vuole la società, che intende creare un filo diretto tra la squadra di calcio cittadina e la storia della città. A dispetto dei suoi 19 anni, infatti, il giovane ivoriano ha alle spalle una storia difficile e dolorosa, fatta di guerra e povertà, che ha raccontato in esclusiva a Goal.