Attori protagonisti di una delle sceneggiate più grottesche del calcio italiano sono l’assistente Maggiani, l’arbitro di linea Rizzoli e, soprattutto, la panchina juventina, nella fattispecie il ‘prode’ Simone Pepe che arresta bruscamente la corsa verso il centrocampo di Maggiani, alimentando il dubbio che porta all’annullamento della rete per un presunto fuorigioco che in realtà non esiste. In campo, però, la truppa di Maran è irriconoscibile: Miccoli e una doppietta di Ilicic incanalano il derby verso i rosanero, a nulla serve la ‘solita’ punizione telecomandata di Ciccio Lodi. A spuntarla, tra le perplessità generali, è Rolando Maran di Rovereto, tecnico emergente che nella stagione precedente aveva sfiorato la promozione in massima serie sulla panchina del Varese. Tuttavia i numerosi infortuni occorsi durante la stagione fanno ripiombare la squadra nella zona di centro classifica. La squadra vola e non è il caso di alterare gli equilibri col mercato, caratterizzato da operazioni in tono minore: per una punta che parte (Morimoto, in prestito all’Al Nasr di Dubai, dove ritrova Mascara e Zenga), un’altra punta arriva (l’albanese Çani, girovago della cadetteria italiana, reduce da un’esperienza al Polonia Varsavia).
“Nella passata stagione la scelta di Gasparin è stata presa in emergenza – precisa il presidente Nino Pulvirenti – quest’anno, invece, c’è stato il tempo per poter intervenire prima. Nate dalla collaborazione con Nike, queste divise monocromatiche (che hanno la fortuna di non essere rovinate da nessuno sponsor) catturano perfettamente l’essenza del Lago di Como, luogo iconico che è stato il set fotografico per la presentazione delle nuove divise. Una mediocrità che, tuttavia, non può essere certificata dalla qualità della rosa, che rimane oggettivamente di livello nonostante i risultati deludenti. I rossazzurri, infatti, arrivano alla sfida forti del 7° posto, ad un passo dalla zona europea, con otto punti di vantaggio sui rosanero terzultimi. Prima che si arrivi al “chi si tu e chi songo io” proporrei di misurarsi sui programmi presentati dai vari candidati. E soprattutto, perchè chi ha collaborato con una forza politica, riconosciuta la sua inefficienza, non può tentare un’operazione alternativa? Perchè mai non avrebbe dovuto? Per quanto riguarda la voglia di riscatto, le assicuro che è l’unica cosa che abbiamo in comune, per il resto io non campo di sogni; forse perchè vivo e lavoro a napoli e faccio un lavoro anche molto difficile che mi vede quotidianamente combattere con la solitudine disperata dei ragazzi dei quartieri a rischio di napoli.
L’Italia è in festa per la Nazionale, caroselli in strada: le vie si colorano d’azzurro. Il 10 novembre 1963, nell’incontro di qualificazione al campionato d’Europa 1964 giocato a Roma contro l’Unione Sovietica, l’Italia scese in campo con un insolito pantaloncino nero. Dopo la sconfitta di Torino contro la Juve, giunta al 91° con Giaccherini (con l’azione del gol avviata fallosamente da Barzagli su Castro), si batte in scioltezza l’Udinese e ci si riporta nuovamente a -2 dal terzetto composto da Roma, Inter e Lazio. Nove giorni più tardi, allo stadio Olimpico di Roma, l’Elefante fa tremare la Lupa proprio nel giorno del debutto-bis di Zeman sulla panchina romanista: Marchese (in fuorigioco) e il Papu illudono, Osvaldo e una rete della meteora Nico Lopez al 91° fanno sfumare la vittoria in casa dei capitolini. I padroni di casa partono bene e dopo una ventina di minuti trovano la rete del vantaggio con Bergessio, lesto a ribadire in rete un pallone ribattuto dal palo. L’ingresso alla mostra sarà aperto al pubblico dal 18 al 22 aprile. Sarà la prima di tante meteore che caratterizzeranno l’era del dirigente tatuato, definito una risorsa dallo stesso presidente.
La società approfitta della sosta per le nazionali per organizzare un’amichevole tra la prima squadra e le vecchie glorie. Se dunque ad esempio mentre il pallone è in gioco un calciatore colpisce violentemente un avversario, questi sarà espulso e sarà punito con un calcio di punizione diretto in favore della squadra avversaria; ma se il fatto avviene a pallone non in gioco (es. Con gli anni Sessanta e il più diffuso benessere che investe l’Italia, Diadora, grazie all’acquisto di nuovi macchinari e brevetti americani di produzione (come ad esempio la pressofusione), si evolve in una vera e propria fabbrica, con produzione di dimensioni e processi industriali, ma riuscendo a mantenere un’ottima qualità, e con essa la fama a livello nazionale. 1990. Con il dilagare della terza divisa dagli anni 1990 in poi, si sono viste divise anche arancioni, gialle, verdi e blu notte. Dopo ventidue giornate i rossazzurri sono al 7° posto con 35 punti, ad una sola lunghezza dalla zona europea, occupata proprio dai toscani.
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