Giunto dunque a Catania per disputare il campionato di serie B 1966-67, gli toccò in sorte di rimpiazzare un’icona nazionale come Vavassori (che al Bologna riuscì poi per almeno un altro quinquennio a rimanere ai vertici del calcio di serie A). La realtà purtroppo è un po’ più complessa: in quel videomessaggio, peraltro risalente a diversi mesi prima, Ibrahimovic si stava rivolgendo sì al San Paolo, ma precisamente all’Oratorio San Paolo Ostiense di Roma, per motivi che sono rimasti sconosciuti. Quindi, fatemi capire: 350mila euro – cifra contestabile dai precisini ma vicinissima alla realtà – per avere due giorni di Giro d’Italia a Modena (che in realtà sono poi meno di 24 ore, ma vabbè) tra l’Appennino e la città. Siamo noi a volerne ancora e ancora e ancora, fino a ubriacarci e non capire più la differenza tra i sogni e la realtà. ». C’è un però: gli almeno 30 milioni di costo del cartellino, troppi anche per una Roma non ancora impastoiata nel fair play finanziario. Sarà meno di un fuoco di paglia, ma immaginiamo i tifosi granata per qualche giorno pronunciare incantati il nome di Bosingwa (peraltro bellissimo) davanti allo specchio, come il protagonista di “Baci rubati” di François Truffaut.
La barca era svedese, quindi fascia orizzontale gialla su maglia blu e nasce la leggenda della camiseta della squadra chiamata Boca (il quartiere dove vivevano, il più estroso, musicale, e disordinato della Capital Federal) Juniors (perché erano giovani e un nome che forse loro credevano inglese, anche se è latino, magari gli pareva che suonasse bene). Poi successe che nella gara giocata a Vercelli fu espulso e prese una lunga squalifica per un falllo di reazione su un avversario: era imprendibile e lo avevano menato per tutta la partita. Arjen Robben, grande sconfitto della finale di Champions persa in casa dal Bayern contro il Chelsea e appena uscito da un brutto Europeo con l’Olanda, aveva ancora 28 anni e, nonostante qualche acciacco muscolare, era ancora nel fiore degli anni. Perciò è degno di nota il fugace accostamento nel 2011 a Bastian Schweinsteiger, all’epoca 27enne colonna del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca, decisamente non quel tipo di giocatore che lascia la Baviera nel fiore degli anni per un’avventura all’estero. Il secondo invece è un centrocampista centrale di 19 anni molto abile in costruzione e tatticamente polivalente, visto che può occupare più zone di campo e spesso viene utilizzato anche come centrale difensivo (premiato come protagonista più concentrato e motivato della finale).
E però, maglie vintage calcio un CR7 non fa primavera e infatti i tentativi più bizzarri di lisciare al pelo ai tifosi bianconeri più pasdaran sono iniziati da molto prima. Oltre ai 35 cimeli prestati da Tivegna, al castello c’erano altre 15 divise di proprietà della famiglia Antoniotti: sono gli eredi dell’attaccante Lello (1928-2004) che nel ’45 cominciò a giocare nello Sparta Novara e nel ’59 smise nel club azzurro. Di quelle magiche giornate in cui il Tevere sembrava il fiume Amstel rimane il titolo del giorno dopo, 24 giugno, che per gli esegeti del Corriere dello Sport fu addirittura superiore a quello del 23: «La Roma di Robben punta anche Destro». Che sicuramente non si aiuta, pecca spesso di superficialità o semplice fretta, come fa la Gazzetta dello Sport quando lo scorso 31 dicembre tra i tanti nomi associati al Milan cita anche quello di Adem Ljajic, che in questa stagione ha già giocato gare ufficiali con due squadre diverse (Torino e Besiktas) e non si può più muovere. In Italia ci pensa seriamente la Roma, poi demotivata dalle alte pretese economiche del giocatore, ma l’indiscrezione più suggestiva è quella del Daily Mail che il 4 giugno parla di appassionante derby di mercato tra Torino e Juventus.
Un campione d’Europa al Torino! Reduce dall’impresa irripetibile del Chelsea di Roberto Di Matteo, issatosi sul tetto d’Europa grazie a un imponderabile aiuto della buona sorte, il terzino portoghese José Bosingwa si svincola dai Blues il 30 giugno 2012 e, com’è normale che sia, diventa oggetto di desiderio per mezzo mondo (spoiler: finirà al QPR e di lì a un anno al Trabzonspor). Come ben sanno i tifosi rossoneri, il Milan è un caso particolare di società che incoraggia mediaticamente sogni di mercato ben precisi, pescandoli soprattutto tra gli “ex” di maggior successo, pazienza se ormai più vicini ai 40 che ai 30. Lo dimostrano le continue voci su Thiago Silva e Ibrahimovic, o persino su Pato, mentre qualche estate fa Ancelotti si prestò addirittura in prima persona per una settimana a reggere il gioco a un Berlusconi in grandi difficoltà anche elettorali, fingendo di valutare davvero la possibilità di tornare ad allenare un Milan con in rosa Honda, Cerci e Niang. I siti titolano «Mai dire mai», anticipando involontariamente la famosa foto alla James Bond di De Laurentiis e Ancelotti un’estate dopo.
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