Credo proprio di si, il fatto che la gente le veda indossate da personaggi come Kim Kardashian, Chiara Ferragni, Emily Ratajkowski, Drake, Post Malone e potrei andare avanti a lungo fa si che la maglia da calcio non sia più un cimelio da tenere nell’armadio per soli appassionati ma un vero e proprio capo di abbigliamento che da un tocco in più al tuo outfit anche se non conosci la regola del fuorigioco o non ti svegli incazzato nero il lunedì mattina se la tua squadra ha perso la domenica. Anche nell’anno 2009, in occasione dell’inaugurazione del museo del club argentino, vengono ritratti in video e immagini i g di Marcelo Salas (tra gli altri i gol dei titoli di Apertura 1996, Clausura 1997, Apertura 1997, Supercopa Sudamericana 1997), oltre alle magliette e agli scarpini che Marcelo Salas indossava mentre giocava al River Plate. Il FC Barcelona, considerato l’entità sociale più conosciuta della Catalogna, ha esercitato, nel corso della propria storia, una funzione rappresentativa di difesa dei valori catalani, che il club ha preservato pubblicamente in numerose occasioni, come osserva il giornalista inglese Jimmy Burns nel suo libro Barça, la pasión de un pueblo.
Così, tifando Juve come esigono il rispetto del mestiere e l’ amore stesso della patria pedatoria, altro non poteva il cronista di parte che dirsi ammirato degli agili e fantasiosi portoghesi con una sola ma valida riserva: che il giocare bene non basta se i temi offensivi si urtano a una difesa di ferro; che giocare bello senza gol significa – eh sì – masturbare calcio. Che la Juve non sia andata insieme, dopo quell’ inopinato tracollo, è merito sublime dei suoi dirigenti. All’interno del collo è stampata la frase “Ici C’est Paris”, in più compaiono le parole “Paris”, “Grandeur” e “Passion” sul retro del colletto e all’interno dei polsini. Il fidanzamento e il successivo matrimonio della Infanta Cristina de Borbón y Grecia con il giocatore di pallamano del FC Barcelona Iñaki Urdangarin rese frequente la presenza dei membri della famiglia reale spagnola nel Palau Blaugrana, incluso il re Juan Carlos I, a cavallo tra gli anni novanta e Duemila. Più rispettoso delle nostre podomachie sarebbe stato Giovanni Agnelli se, parlando della sua Juventus, avesse ricordato un’ Italia anni 68-70 malauguratamente priva di Luis Riva da Leggiuno. Per la Juventus, che non alzava il trofeo tricolore da vent’anni (l’ultima volta fu nel 1995 contro il Parma), metterla in bacheca (grazie alla rete di Matri nei supplementari) equivale a dare ulteriore lustro a una stagione che l’ha vista protagonista grazie alla conquista della finalissima di Champions contro il Barcellona (il pareggio al ‘Santiago Bernabeu’ è stata un’impresa) e, più in generale, a un ciclo di risultati vincenti iniziati con Antonio Conte e proseguiti con Allegri.
Le stelle dorate degli scudetti che campeggiano sullo stemma della società e quella d’argento che fa capolino sulla coccarda tricolore, entrambi simbolo del dominio bianconero in Italia consolidato anche con la conquista della Tim Cup battendo la Lazio in finale. Vero anche questo. La rovinosa serata di Paolo Rossi e di altri con lui ha impedito che adesso, trionfati, inneggiassimo al puro italianismo del Trap e dei suoi. Ahimè: il calcio è dramma completo, che non consente sgarri: l’ eroe eponimo non può giungere al lancio con il giavellotto spuntato: Boniek lo ha fatto fino a convincersi (ed è segno di intelligente modestia) che meglio convenisse affidare ai compagni il colpo di grazia: due palloni ha dato a Rossi che gridano ancora oggi vendetta al cielo. Sicuramente, ha fatto torto ai nostri maestri degli anni Trenta. Dagli anni settanta iniziò il rilancio, dato ottenne diversi buoni piazzamenti nel campionato spagnolo e in Coppa Korać. La filosofia di Drôle de Monsieur è quella di ridare lustro allo sportswear degli anni Settanta/Ottanta, una certa eleganza che normalmente associamo a discipline come, per esempio, il tennis. Allora, sei pronto a tuffarti nel mondo dei siti per comprare maglie di calcio replica e trovare quella che fa per te?
Eletto Calciatore sudamericano dell’anno nel 2001, risulta secondo al pari di Maradona tra coloro che hanno vinto più volte il premio di Calciatore argentino dell’anno (2000, 2001, 2008 e 2011), dietro al solo Lionel Messi. Quante volte non mi è toccato di rimpiangere e invocare rombodituono, assistendo alle asfittiche ribellioni offensive della Juventus? CRONACA: LA JUVENTUS ha vinto la Coppa delle Coppe: viva la Juventus! Sedicesimi di finale di Coppa delle Fiere. Piuttosto che i pantaloncini corti moderni, i giocatori indossavano calzoni o pantaloni lunghi, spesso con una cintura o delle bretelle. «Recitava l’articolo 16 comma M del regolamento organico della FIGC, ora soppresso: durante qualsiasi gara non è permesso ai giocatori portare sulle maglie distintivi di natura politica, confessionale o scritte pubblicitarie. Dal design a girocollo, partono sulle spalle le tre strisce simbolo del brand in versione dorata. Dal 1922 al 1957 disputò le sue partite interne nel Camp de Les Corts, inaugurato per accogliere 30 000 spettatori e che giunse a ospitare fino a 60 000 persone. Lo stesso argomento in dettaglio: Camp de Les Corts e Camp Nou. Il Liverpool riesce ad accedere così alla seconda finale di Champions League consecutiva dopo quella persa l’anno scorso contro il Real Madrid.
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