Incontri del Real Madrid C.F. L’altro sogno, quello di lasciare Parigi con una Champions in dono, si è spezzato in una semifinale (contro il Borussia Dortmund) che sembrava alla portata e che lo avrebbe condotto alla finale annunciata contro il Real Madrid. Di Marzio: “Domani Savic sarà a Madrid. Alla Fiorentina 10 milioni più M. Suarez” Archiviato il 23 luglio 2015 in Internet Archive. Anzi, meglio: «Con le sedici Nazionali, questa competizione sarà meglio del campionato europeo allargato a ventiquattro». Anzi, dovettero persino sospenderla perché sugli spalti l’agonismo aveva acceso qualche rissa. Perché non creiamo un grande torneo, pensò Héctor Rivadavia Gómez, una fiera del calcio a cui la gente possa assistere e divertirsi, una manifestazione di rilievo internazionale in cui tutte le Nazionali possano tornare ad affrontarsi l’una contro l’altra mettendo in mostra la bellezza del calcio sudamericano. Vinse l’Uruguay, perché aveva conquistato più punti di tutti. L’ultima partita si giocò il 17 di luglio, a Buenos Aires appunto, tra l’Argentina e l’Uruguay, che guidava la testa della classifica. Scendendo nel particolare, tuttavia, non si può non notare come il 2017/2018 sia stata la stagione della definitiva “normalizzazione” del centrocampista olandese, sia nei numeri (circa 500’ in meno rispetto al 2016/2017, nessun assist – contro i sette dell’anno scorso – e drastica riduzione dei passaggi chiave: da 1.5 a 0.9 di media a partita) che nella percezione del suo effettivo contributo in campo, tanto più nella prima, complessa, esperienza da allenatore di una grande di Eusebio Di Francesco.

Non è nemmeno una questione tecnica o di numeri (comunque impietosi – cinque gol in 20 presenze) quanto questo suo progressivo lasciarsi trascinare dagli eventi, come se a un certo punto il fallimento fosse l’unica opzione contemplata e i fischi di San Siro a cadenza domenicale la giusta espiazione per un peccato commesso in qualche vita precedente. Finché è stato in una condizione di forma accettabile, Théréau è stato più che utile alla causa viola ma l’impressione è che la squadra, nella sua confermazione attuale, più immediata, verticale e imprevedibile, possa tranquillamente fare a meno di lui: cinque gol e quattro assist in 16 presenze non sono certo la statline che ci si attendeva da lui alla prima grande occasione con una contender da medio-alta classifica. La rottura del crociato del ginocchio sinistro sul finire del 2015/2016 ha di fatto pregiudicato le ultime due stagioni del numero 8, proiettato in un limbo di astrazione e indeterminatezza che lo ha portato a disputare meno partite rispetto all’annata post infortunio (9 vs 15). Non a caso, parte dei problemi del centrocampo juventino di questa stagione nascono anche dalla parziale sottovalutazione del recupero a pieno regime di Marchisio che, al di là dell’incapacità di riuscire a ritrovare uno stato di forma accettabile, pare aver perso quella capacità di lettura anticipata di spazi e tempi che avrebbero consentito di affiancare a Pjanic un giocatore di qualità in grado di consolidare il possesso e facilitare l’uscita della palla dalla difesa.

In realtà ciò che ne è venuto fuori è stato una sorta di ibrido: Strootman ha toccato molti meno palloni rispetto all’ultimo campionato (45 vs 60.7), con una pass accuracy rimasta sostanzialmente invariata (85%) e con la costante difficoltà nell’ associarsi con gli esterni offensivi e a leggere i tempi di sviluppo dell’azione avversaria in funzione del recupero palla (due i contrasti andati a buon fine ogni 90’) e della successiva transizione. Tutti gli impianti selezionati hanno almeno 60.000 posti e, non a caso, sono situati in zone a forte concentrazione latinoamericana. In questo articolo su Undici di settimana giorno fa, Claudio Savelli ha scritto che «le qualità tecniche e tattiche di Candreva sono coerenti con il ruolo di esterno offensivo classico – corsa, resistenza, postura, coordinazione nei gesti tecnici – ma non con il ruolo di esterno offensivo oggi, nel calcio contemporaneo». La Fiorentina è attiva nel campo sociale e umanitario, soprattutto durante l’era Della Valle, maglietta real madrid istituendo un “modello Fiorentina”. Dopo l’acquisto del logotipo e della tradizione sportiva da parte dei Della Valle, la Fiorentina poté tornare a indossare la maglia viola e assumere la storica denominazione (seppur variata in minima parte).

La maggior parte degli indumenti e degli accessori è infatti realizzata in materiale riciclato ad alte prestazioni Primegreen, prodotto con metodi che riducono lo sfruttamento delle risorse e le emissioni nocive. Si può inserire il centrocampista slovacco tra le delusioni dell’anno, tanto più nella stagione che gli ha visto battere lo storico record di reti in maglia azzurra di Diego Armando Maradona e infrangere il muro delle 100 reti in Serie A? La questione è complessa e riguarda la dicotomia tra ciò che Hamsik rappresenta per Napoli e ciò che può ancora dare al Napoli: da un lato c’è la narrazione dell’ultima delle bandiere che non può essere messa in discussione, dall’altra la realtà del campo che racconta di un elemento vittima di un pauroso downgrade dal punto di vista fisico che gli ha impedito di tenere un ritmo alto per più di un certo minutaggio in ogni partita e con le continue sostituzioni di Sarri studiate proprio per preservarlo sul medio-lungo periodo. La monodimensionalità, la costante perdita di almeno un tempo di gioco nell’esecuzione di una giocata con l’unico risultato di forzarla successivamente, la difficoltà di ragionare in una dinamica di coppia con il terzino di riferimento per facilitare la risalita del campo attraverso le catene laterali, hanno finito per oscurare quelle capacità aerobiche e di applicazione che, di fatto, gli hanno assicurato una titolarità indiscussa (33 presenze e 2563’ complessivi).

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